Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Altaforte e i fascisti, da Fiuggi a Torino

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La piccola polemica settoriale sulla presenza al Salone del Libro di Torino della casa editrice Altaforte, legata a Casa Pound e diretta dal fascista Polacchi, rinnova il problema – burocratico e sostanziale – della democrazia liberale in Italia: possono partiti neofascisti come Forza Nuova o Casa Pound partecipare a competizioni elettorali democratiche? Se in una competizione elettorale democratica la maggioranza dei votanti scegliesse liberamente una destra fascista (che non si vergogna di esserlo e – per sua natura – antidemocratica), le istituzioni democratiche dovrebbero rispettare il voto (non tutelando però né il futuro della democrazia né i diritti fondamentali dei loro cittadini)? L’editoria che senza vergogna fa propaganda neofascista e gli starnazzi legati a quel mondo lì hanno diritto di promozione?

Sono domande scivolose alle quali possiamo dare solo risposte politiche. Penso che abbiano fatto bene Raimo, i Wu Ming, Ginzburg, Zerocalcare e altri – dall’alto della loro notorietà – a sollevare il polverino sulla presenza al Salone di una casa editrice smaccatamente neofascista, a tenere alta l’attenzione sul problema della normalizzazione del fascismo.

Non hanno più vergogna dei loro istinti: tra quelli che presero parte nel 1994 a Fiuggi alla fondazione di Alleanza Nazionale c’era chi credeva nella nascita di un vero partito conservatore in Italia e tantissimi che volevano liberarsi dal marchio di infamia dell’essere fascisti, pur non rinnegando nell’intimo tradizioni e idee violente e antidemocratiche – col senno del poi, è stato probabilmente quel senso di imbarazzo sulle origini antidemocratiche, è stata forse l’inaccettabilità del mostro-fascismo a garantire per quasi un ventennio all’Italia una destra che , a confronto con quella di oggi di Salvini e Di Maio, potrei definire addirittura di stampo churchilliano.

Mentre ridevamo dei quattro sfigati di Acca Larentia, Predappio e delle farneticazioni sulle ragioni dei vinti, quegli istinti del basso ventre hanno ripreso slancio e (pur rimanendo – si spera – minoritari) occupano gli spazi liberi.

Attenzione a non piegare la diatriba a una guerra tra destra e sinistra: la scelta qui è tra fascismo e antifascismo, tra repressione e libertà, violenza e non violenza, dittatura e democrazia – in fin dei conti, tra il male e il bene.

Sta a tutti noi fare scelte politiche forti per quello che possiamo, per non abbassare mai l’attenzione su quello che potrebbe accadere, per ricordarci che esistono, sono cattivi, potrebbero tornare e non si vergognano delle loro origini, neanche quando leggono una lettera d’amore come quella del partigiano mandato a morire che pubblico qui di seguito.

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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