Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Nemmeno l’opportunità di fallire

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Qualche settimana fa mi è capitato di assistere a un piccolo scambio di battute in televisione tra un giornalista più che novantenne e un ex presidente del consiglio poco più giovane, nel quale il primo invitava il secondo a tornare a “sporcarsi le mani” con la politica.

Poi ho letto un post (largamente condivisibile) di Jonathan Bazzi che, partendo dal suo estratto conto, reclamava dignità per il lavoro culturale e, soprattutto, denunciava il filtro di classe sociale e generazionale che limita l’opportunità di partecipare alla formazione della cultura (alla diffusione delle idee) per chi non ha una base economico-sociale consolidata.

Mi pare sia un dato di fatto che – esclusi alcuni fuoriclasse – la cultura e la politica in questo paese, oggi, siano per gran parte riservate alle uniche categorie ad avere risorse economiche e tempo a sufficienza da dedicarvi: ricchi e pensionati.

È chiaro il fallimento della democrazia liberale, che non aveva fatto i conti con l’ipercapitalismo (che fregnaccia quel «capitalismo che si autoregola»!) e con l’innalzamento vertiginoso dell’aspettativa di vita (e della qualità della vita) dell’umanità benestante.

Schiacciata tra queste due forze del male (i soldi e i vecchi) chiamate a decidere le sorti dell’occidente, avanza la vita – la sopravvivenza – di tanti tra noi adulti di questa parte di mondo, più vicini alla pensione che all’esame di maturità, gravati da aspettative irrisolte e spesso, terribilmente e costantemente, sull’orlo del precipizio.

Che carico di responsabilità assurdo avranno i nostri (pochi) figli: mettere al centro del mondo le idee, il progresso e la solidarietà, abbracciare il resto del mondo (o, forse, farsi abbracciare dal resto del mondo) – cambiare le regole, “fare la rivoluzione”, insomma, lì dove i nostri genitori e i nostri nonni hanno distrutto e lì dove noi non abbiamo avuto nemmeno l’opportunità di fallire.

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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