Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Javier Zanetti tra Rosa Parks, Emiliano Bigica e Mario Monti

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Rivoluzionario come Rosa Parks

 

gty_rosa_parks_mug_kb_ss_130203_sshViviamo in un periodo di tale grave crisi di valori che la classe dirigente sente spesso la necessità di esaltare comportamenti che dovrebbero rappresentare la normalità.

Qualche anno fa, ad esempio, un giornalista come Luca Telese ha elogiato Totò Cuffaro per aver accettato la propria condanna ed essersi costituito alle forze dell’ordine: “Io credo che proprio nel momento in cui scatta la pena, e l’accettazione della pena, sia necessario riconoscere che questo atteggiamento porta Cuffaro dieci spanne sopra quei politici che, accusati di reati apparentemente meno infamanti, contestano le istituzioni, accusano la magistratura di eversione, mettono in campo ogni mezzo pur di sottrarsi alla legge”.

Nel 2012 il Governo ha encomiato solennemente un dipendente statale, il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno De Falco, per aver svolto niente più che il suo lavoro durante l’inabissamento della Costa Concordia.

Non c’è da meravigliarsi, dunque, che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia trovato il tempo per sottolineare la straordinarietà di un calciatore ordinario come il capitano dell’Inter, Javier Zanetti (“Non sono interista, non lo conosco personalmente. Posso dire però che Zanetti è stato uno straordinario testimonial di calcio vero?”)

Di fatto in questa parte di mondo vivere rispettando la società e le sue regole, svolgere il proprio lavoro in modo serio, con passione ed impegno sono gesti che rompono con le convenzioni sociali: quando Javier Zanetti dopo un posticipo decide di andarsene a letto e non in discoteca con gli altri calciatori compie un piccolo silenzioso atto rivoluzionario, un po’ come Rosa Parks quando prende posto su un sedile di autobus riservato ai bianchi.

Lo smacco di Bigica

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Il 18 febbraio del 1995 Massimo Moratti rileva la proprietà dell’Inter da Ernesto Pellegrini.

 

Il nuovo responsabile per il calciomercato è Sandro Mazzola, campione dell’Inter di Helenio Herrera, primo tra tanti incompetenti ex giocatori nerazzurri ad essere assurto ad un ruolo dirigenziale, incaricato dal nuovo Presidente di acquistare tre fuoriclasse come Eric Cantona, Roberto Baggio e Hristo Stoichkov.

 

Partito alla volta di Manchester per l’attaccante francese, Mazzola ne torna con il centrocampista Paul Ince, indomito lottatore famoso principalmente per essere il sosia di Oj Simpson; Baggio, scaricato dalla Juventus, trova più convincenti le lusinghe di Galliani e decide di firmare per il Milan, facendo sì che il numero 10 vada sulle spalle di Benito Carbone; il pallone d’oro in carica Stoichkov, infine, preferisce Parma e i soldi “creativi” di Callisto Tanzi che, impietosito da una grama campagna acquisti, gira a Milano il giovane sconosciuto terzino sinistro Roberto Carlos.

 

Umiliazione finale, per Mazzola, Moratti e tutti noi poveri interisti, lo smacco di Emiliano Bigica, capitano del Bari e della nazionale Under 21 di Cesare Maldini, il quale preferisce la Fiorentina alla Beneamata (arriverà in nerazzurro, in compenso, un altro nazionale Under 21, il libero della Salernitana Salvatore Fresi).

 

Nel frattempo, in totale silenzio, arriva assieme ai vari Pedroni, Rambert e Centofanti anche un tal Javier Zanetti, raccomandato all’Inter da un altro dei suoi tanti ex campioni di nuovo a libro paga: quel principe de la pelota e de la fica che si dice sia stato Antonio Valentin Angelillo.

 

L’unico capitano possibile

 

600full-javier-zanettiJavier Zanetti è una persona talmente noiosa ed austera che in confronto Mario Monti pare Jimi Hendrix. Non beve, non fuma, non si droga, non frequenta le veline. Corre molto, scarta bene di lato ma non sa crossare (e non segna quasi mai).

 

Risulta difficile trovare un solo appassionato di calcio disposto a parlarne male. Il capitano dell’Inter è un grande professionista, si è allenato persino il giorno del suo matrimonio.

 

Javier Zanetti è stato un calciatore senza talenti straordinari, un onesto manovale de la pelota dal fiato lungo e la voce calma di chi dà sempre il massimo, il viso onesto che può avere solo chi rappresenta i valori dell’Internazionale Football Club.

 

Era interista ancor prima di diventarlo, l’unico capitano possibile: una gran brava persona.

 

Ed è soprattutto per quest’ultimo motivo che ne sentiremo la mancanza.

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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