Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Bernard Malamud – Il commesso (Minimum Fax)

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Il commessoNe Il commesso, romanzo di Bernard Malamud ristampato di recente da Minimum Fax, la Manhattan della grande depressione è crocevia di diversi e reciproci sensi di colpa: quello del malinconico ed umile negoziante ebreo Morris Bober verso la sua famiglia per il tenore di vita che non riesce a garantirle; quello del suo commesso, il ladruncolo Frank Alpine, per aver rapinato Morris e per aver tradito a lungo la sua fiducia; quello della figlia di Morris, Helen, per aver tradito le attese di sua madre con un matrimonio che tarda ad arrivare e cedendo alle lusinghe di un gentile.

Malamud mal sopportava l’etichetta di scrittore ebreo («sono americano, sono ebreo, scrivo per tutti gli uomini», dichiarò in un’intervista a Daniel Stern).

Ha scritto Philip Roth che gli ebrei di Malamud non sono quelli di New York o Chicago ma rappresentano «una sorta di invenzione, una metafora per le possibilità umane» e ne Il commesso, in effetti, l’ebraismo non è una dottrina ma una forma dello spirito: essere ebrei significa «comportarsi bene, essere onesti, essere buoni» – spiega Morris al cattolico Frank – e mangiare prosciutto o non frequentare la sinagoga non lo renderà di certo un cattivo ebreo.

La conversione di Frank Alpine alla religione ebraica dopo la morte di Morris rappresenta la maturazione del commesso: espiate le sue colpe, subite le conseguenze delle sue malefatte e menzogne, egli è pronto per comportarsi bene, essere onesto, essere buono e prendere il posto, dunque, del suo vecchio datore di lavoro.

«Il senso di colpa è nella matrice ebraica», scrive Marco Missiroli nella sua prefazione all’ultima edizione del libro.

Malamud gli risponderebbe che «tutti gli uomini sono ebrei, anche se non lo sanno», come dichiarò a Leslie e Joyce Field nel 1975: ognuno racconta la realtà che conosce meglio ma i sensi di colpa, le emozioni, il dramma e la farsa, il bene e il male, quelli sono universali e lo scrittore americano è stato maestro, con la sua ironia elegante e severa, nel rappresentarli.

Pubblicato da Popoff e Globalist il 9 aprile 2014

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

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