Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

A causa della crisi

A

Cinque o sei anni fa incontrai un tizio che era rimasto senza lavoro a causa della crisi e che aveva speso tutti i suoi pochi soldi in un macchinario obsoleto per il recupero di plastica e latta – un attrezzo che a lui, ingenuamente, era sembrato rivoluzionario. Mi vengono spesso in mente quel tizio e sua figlia che ho incontrato una sola volta in vita mia, per appena un quarto dʼora: lʼespressione del volto dellʼuomo che cambia mentre gli spiegano che è stato gabbato, lui che inebetito ripete che non ha più un soldo, la bambina che gioca su una poltrona girevole, loro che si allontanano in una macchina scassata cercando qualcuno che gli dica che non ha perso tutti i suoi risparmi e che grazie al suo lungimirante investimento sta per diventare ricco. Mi sono tornati in mente questa sera, quellʼuomo e quella bambina, incontrando il rider che mi ha portato la cena a casa. Aveva lʼetà di mio padre, era gentile ed elegante. Mi sembrava un uomo colto e non mi sarei meravigliato se avesse intavolato lì sul portone una lezione su Dante e Boccaccio. Così, rientrando a casa, mi sono chiesto cosa avesse spinto quellʼuomo prossimo alla pensione a fare il rider, probabilmente a due soldi e senza alcuna tutela contrattuale: forse perché «con la cultura non se magna», e poi su La Stampa hanno scritto che a portare pizze e panini nelle case della borghesia si guadagnano pure cinquemila euro al mese – e i figli allʼuniversità quel rider dovrà pur mantenerli – e invece no. Ma magari il tizio che voleva riciclare materiali oggi è ricco come Elon Musk, e il rider che mi ha consegnato i panini questa sera ha un contratto fantastico, un bel conto in banca e ama il suo lavoro – io, in fondo, cosa ne so? Non so nulla di questi uomini, magari quel rider gentile la sera torna a casa, picchia la moglie, stupra le figlie e spende alle slot-machine tutti i soldi guadagnati consegnando pizze e panini. «Maledetto bastardo, rendimi i due euro di mancia!» gli urlo contro correndo giù per le scale e lanciando i panini all’aria. Lo rincorro mentre scappa in bicicletta, fila che sembra Pavel Tonkov ma lo acciuffo lo stesso, gli salto addosso, gli assesto un destro sul volto, poi un sinistro, lui mi dice «Vuolsi così colà dove si puote», gli do una testata, perdo i sensi. Si crea un capannello di persone attorno a noi, mi chiedono «perché lo hai picchiato selvaggiamente», io rispondo loro che quel rider probabilmente picchia la moglie, stupra le figlie e spende alle slot-machine tutti i soldi guadagnati consegnando pizze e panini. Mi dicono «diamine, hai fatto bene, anzi, sei un eroe», torno a casa contento di aver compiuto una buona azione e trovo il tizio che era rimasto senza lavoro a causa della crisi e che aveva speso tutti i suoi pochi soldi in un macchinario obsoleto per il recupero di plastica e latta a letto con mia moglie.

A proposito dell'autore

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

Commenta questo post

Antonio Coletta Autore, ufficio stampa, redattore editoriale

Antonio Coletta

Antonio Coletta è autore, ufficio stampa e redattore editoriale freelance. Ha fondato numerosi blog e strambe webzine e collaborato con molte testate e troppi siti internet. Ha raccontato la sua fallimentare esperienza di addetto stampa del cantautore Calcutta in «Calcutta. Amatevi in disparte» (Arcana, 2018), pubblicato la raccolta di racconti «Mia madre astronauta» (Ultra, 2019) e partecipato all'antologia «Qui giace un poeta» (Jimenez, 2020) con un racconto su Roberto Bolaño.

Contattami