Oggi ho visto «Blonde», il film del quale ha scritto più o meno tutta la critica negli ultimi giorni – e, mi è parso, spesso in modo negativo. Io, da profano, ho visto un film nel quale le vicende biografiche di Marilyn Monroe manipolate dal regista fungono solamente da pretesto per raccontare una storia di sessismo e abbandono, la favola nera di una bambina che, abbandonata in un cassetto dalla madre incapace di occuparsi di lei, si avventura nel mondo alla ricerca del padre mai conosciuto e viene imprigionata e sbranata molto lentamente, e in modo straziante, da tutti i lupi nei quali sʼimbatte. Non credo sia un film maschilista come qualcuno ha scritto ma, al contrario, un film decisamente femminista, importante, provocatorio nei confronti del genere maschile – tanto disturbante che almeno tre volte sono stato tentato dallo spegnere la tivvù. Non penso sia un caso che dallʼinizio al termine del film il mondo di «Blonde» sia popolato in stragrande maggioranza da maschi affamati di sesso o denaro, e che il regista abbia scelto come unico uomo capace di non deformare il volto davanti a Marilyn, e poi di guardare, ascoltare, rispettare e amare la donna che sta dietro al suo bellissimo corpo, lʼunico colto, lʼunico artista tra i tanti ricchi e potenti che lʼattrice incontra nel suo percorso.